Conferenza stampa. Spalletti: “Con l’Atalanta abbiamo fatto ragionamenti diversi. Ventura maestro di calcio. Totti? Ieri abbiamo messo a fuoco quello che era venuto fuori”

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Dopo il deludente pareggio ottenuto a Bergamo contro l’Atalanta, la Roma tornerà in campo domani sera contro il Torino nella sfida valida per la 34a giornata di Serie A TIM. Il tecnico giallorosso Luciano Spalletti, ha presentato il match dell’Olimpico nella consueta conferenza stampa di vigilia. Ecco lesue dichiarazioni:

“Lobont out, ieri ha subìto una botta al gomito destro. Gyömbér rientra in gruppo, Digne ok, Pjanic va valutato oggi, però la valutazione la facciamo in gruppo, hanno fatto lavoro a parte. Tutti a disposizione gli altri, Pjanic ha un affaticamento agli adduttori, ieri le sensazioni sono state buone, oggi va valutato in gruppo, poi c’è l’allenamento di oggi e il risveglio di domattina”.

Come si spiega i due pareggi consecutivi? Ritiene ci possa essere stato un calo di concentrazione post-rimonta?
“A volte dei momenti in cui le cose non girano bene possono esserci, bisogna che la squadra abbia delle ricerche continue, di gestire la partita, nella lotta, nel duello perdiamo qualità in base alle scelte che faccio. Per cui ci vorrebbe il premio quando fai le cose fatte bene come successo contro il Bologna, quando crei situazioni importanti. Se non riesci poi a fare gol, gli altri si chiudono, diventa una partita un po’ più muscolare e in questo perdiamo qualcosa. Stiamo parlando della partita di Bologna. Con l’Atalanta ho fatto un ragionamento diverso, mettendo una squadra un po’ più fisica, l’Atalanta è forte sulle palle inattive, sa sfruttare la fisicità, sa andare sulla riconquista della palla di nessuno, portare a casa situazioni incerte. Poi hanno anche ripartenza e contropiede, dovevamo stare più attenti. Abbiamo fatto ragionamenti diversi, non siamo riusciti a sfruttare fino in fondo nessuno dei due ragionamenti, ma la squadra ha fatto buone cose sia contro il Bologna che a Bergamo. Mi aspettavo più esperienza dopo il 2-0, avevo fatto una scelta in base a cui la squadra fosse più esperta, invece i fatti non mi hanno dato ragione. Non penso ci saranno scorie, ci sono momenti criticabili e momenti esaltabili, siamo andati sul 3-3 e abbiamo avuto la palla per il quarto gol”.

Problemi fisici? Che tipo di partita di aspetta col Torino?
“Le difficoltà ci son state dal punto di vista degli equilibri, se non saremo più bravi avremo le stesse difficoltà. Il Torino sa compattarsi molto bene e sa ripartire, riconosce la palla giocata in verticale, i movimenti delle punte sono a memoria, Ventura è un maestro di calcio, oltre a essere una persona eccezionale. Sa dare l’impronta del suo stile, il suo modo di lavoare, alle sue squadre. Il fatto di essere al Torino evidenzia che sa convincere tutti con il lavoro sul campo, dobbiamo stare attenti alle cose che abbiamo detto, se ci riusciamo possiamo vincerla, ma dobbiamo essere bravi”.

La vicenda Totti può essere motivo di disturbo o può essere trasformata in qualcosa di positivo?
“I motivi di distrazione succedono negli spogliatoi, questo non è così. Da un punto di vista nostro è tutto a posto, lavoriamo in funzione del Torino, non parliamo più di quanto accaduto. Ieri abbiamo messo a fuoco quello che era venuto fuori, è chiaro che devo intervenire sulle regole e la moderazione che devo usare per quanto riguarda i messaggi forti che vengono dati verso la squadra. Ma è tutto a posto”.

La Roma ha fatto meno punti senza Keita. Perché non ha giocato con Bologna e Atalanta? È difficile sostituirlo?
“Devo riprendere quello che ho detto. Devo moderare quelli che sono i messaggi che vengono mandati. Keita ci ha fatto fare quei punti e gli altri non contano? Non è vero, una squadra non dipende da un giocatore. Qui mi posso rifare a quello che è venuto fuori di Totti dopo il terzo gol, di quello che volevo dire. Quando mi viene posto il messaggio che deve assorbire la squadra che il pareggio l’ha fatto Totti o che la Roma è questo o che la Roma non avrebbe fatto risultati senza Keita. Ci sono altri giocatori che fanno contrasti, che sanno giocare la palla come Seydou, nel caso di Totti c’è una giocata di Dzeko, una giocata eccezionale di Perotti, ci sono due contrasti spezzagambe di El Shaarawy ed Emerson, una palla riconquistata fa Florenzi, e poi c’è il grandissimo gol di Totti. Perché levare i meriti della giocata di Perotti e dire che dipende solo da una cosa? Non è corretto, è distorcere la cosa che è successa, voler spostare demeriti a uno o a un altro, questo non lo accetto, sono attento anche a questo”.

La Roma soffre di una crisi di autolesionismo?
“Sono cose che possono succedere, dover intervenire o dire qualcosa. Sono tutte persone importanti, credono di dirle in funzione di una crescita, di un mettere a posto, di dare un messaggio. Nell’intervenire si commettono degli errori, si fanno scelte sbagliate per obiettivo o per tempistica, ma le intenzioni sono quelle di far bene. Il giorno dopo, con meno nervosismo, ci si accorge, e da persone che vogliono perseguire il solco che è stato tracciato, dove dentro ci sono regole, principi e obiettivi, verso la vittoria della Roma”.

Dopo la partita ha detto che si disperdono le attenzioni verso la squadra e verso la famiglia. A cosa ha fatto riferimento?
“Si sta parlando solo di Totti perché è uno di quelli che ha fatto la storia della Roma. Io tento di trovare altri 4-5 Totti, mi ci vogliono. Trovarli, crescere o far crescere altri 4-5 giocatori di questo livello. È un discorso che riguarda lo spogliatoio e lo dico dentro allo spogliatoio. Nella testa bisogna avere poche cose, il giorno sono sempre 24 ore, ho provato a fare due ore di straordinario ma non sono arrivato a 26. In 24, ne devi dormire 7-8, usare 3-4 per allenarsi e recuperare. Le fette diventano più strette e c’è bisogno di attenzione. Se riguardo il primo gol preso a Bergamo… è quello che ci frega, siamo disattenti. Quello fa parte del mio lavoro, mi hanno chiamato per far rispettare delle regole, dei principi, per cercare di vincere tutte le partite, tutte non le abbiamo vinte ma qualcuna sì e si tenta di andare avanti, anche se in base a quello che leggo sembra che si sia sbandato totalmente, invece abbiamo sempre il volante in mano”.

Ha detto che Roma è un posto eccezionale per lavorare, senza farsi alibi. Lo è ancora o è diventato difficile lavorare, pensando a cosa ha detto su Dzeko?
“Non ho parlato di ambiente, c’è qualcuno che lo mette in contrapposizione, è sotto gli occhi di tutti. L’ambiente per me rimane uguale, The Roma Way è uguale. Dove sembrava che fosse tutto all’aria, a vedere quello che ho letto e quante volte mi ha telefonato Gianni (l’ufficio stampa, ndr) dopo la partita, sono venuto prima a lavorare. Ho tentato di organizzare meglio, era segno che dovevo fare qualcosa di più, quello che questo ambiente mi mette a disposizione”.

È stato scritto che Totti salva la Roma perchè è una sintesi giornalistica…
“È diverso da Totti è la Roma. Che salva la Roma sono d’accordo, se poi ci si mettono quei 3 contrasti stroncagambe di altri calciatori siamo perfetti”.

Dal 2005 al 2009, tante volte si erano viste sintesi giornalistiche per cui Totti salvava la Roma, e tante puntualizzazioni sull’eccessiva personalizzazione non le ricordiamo. Questo cambio di rotta avviene per quale motivo?
“È quello che ho detto prima, devo trovare altri Totti, è un po’ cambiato sotto l’aspetto della gestione della partita  totale. Devo trovare altri calciatori forti come lui e nel farlo devo moderare questi messaggi che vengono mandati alla squadra, è giusto che vengano dati meriti alla squadra. È stato scritto ugualmente di Totti durante la serie di vittorie, scriviamo anche di qualcun altro, la contrapposizione con Dzeko mi fa intervenire, Totti è forte a prescindere, non c’è bisogno di dire che Dzeko deve andare via. Faccio l’allenatore, devo far rispettare le regole, vedere quello che succede negli spogliatoi, che viene detto e preso come obiettivo, se si prendono obiettivi sbagliati devo dire le cose corrette. Lei mi può dire se ho detto delle cose che non stanno in piedi, nel gol di Totti a Bergamo, secondo me è più bella la palla che ha giocato dopo, la squadra ce l’ha come idea, lui la gioca. Perché non citare la grandissima giocata di Perotti? Quella vale tantissimo, di Perotti ne abbiamo bisogno, Francesco l’ho fatto giocare poco probabilmente, ma lo tengo in considerazione altrimenti non l’avrei fatto giocare quando la squadra ne aveva bisogno. Per me è stato messo in condizione di usare la sua classe, sarebbe stato più brutto se lo avessi messo dopo un risultato di 3-0. Io lo uso dove ho da ribaltare una partita e lui per poco non c’è riuscito, gli sarei montato in testa”.

Non vede un abbassamento dei toni eccessivo?
“Lei sembra che abbia degli interessi in questa causa. Io dico che c’è un Capitano e una squadra. Io guardo la squadra, quando faccio la formazione, e non ho né padre, né madre, né figli, ho solo un obiettivo: la vittoria della Roma. Io faccio scelte solo per questo, se si analizza quello che ho fatto è quello, molte partite la squadra le ha vinte senza Totti, gli altri calciatori hanno un valore e lo devo tener presente. Mi dispiace per Francesco se la interpreta diversamente, ma dico delle cose sane, come in questa settimana c’erano quelli di Coverciano, i discorsi son quelli che l’allenatore in campo è senz’anima e sceglie la formazione per vincere. Se mi dite sempre che non lo faccio giocare, se la squadra ha vinto ha vinto, bravi agli altri e mi dispiace per Totti, lo vedo che vorrebbe giocare e che si sta allenando anche bene, e finché ci sono io si fa così. Regole, principi, obiettivi, fino in fondo per la vittoria per la Roma. Anche scelte. Quando ho bisogno, Francesco lo faccio giocare e sono contento se lui mi ribalta il risultato insieme alla squadra”.

Ha detto che sarebbe rimasto con la possibilità di competere per lo scudetto. Sta preparando la prossima stagione…
“A vedere il ritiro c’è andato Domenichini. Io dovevo fare una cosa con mia figlia, sono arrivato alle 11, lui non c’era, è arrivato e gli ho detto di non dirmi nulla perché c’era la conferenza. Il topo è Marco Domenichini, lo schiaccio (ride, ndr)”.

Si può sciogliere la riserva? A Bergamo Digne non stava male?
“Io non volevo dire Digne… la disattenzione è questa: c’è Manolas che entra con la guida della palla, De Rossi è nella sua posizione e Manolas va a forzare l’azione. Rüdiger è oltre il suo avversario come linea di perdita di palla, è oltre 3-4 metri, Digne è oltre il suo avversario. Loro facevano la copertura, coprono il passaggio, non marcavano e basta da dietro. Loro lo marcavano davanti, in quel momento lì Manolas fa il passaggio e si perde palla, ci sono Digne e Rüdiger che sono oltre gli avversari, ma quando entra Manolas c’è Zukanovic che si apre anche lui, c’è un momento che Borriello resta a Manolas, De Rossi, Zukanovic che va per puntare l’avversario, e i due terzini sono davanti agli esterni. È una cosa che la mia squadra non può fare. Io non ho detto Digne. Quando c’è la perdita di palla resta scoperto un fianco e non possiamo ridare equilibrio scivolando con la linea. Dove andiamo? Stiamo 2-0 per noi! È un equilibrio che va mantenuto. Digne poi riparte e nel recuperare la posizione, la fa riconquistare un paio di volte, poi quando deve fare lo scatto con D’Alessandro, e probabilmente è per la botta presa, laggiù la palla non si recupera come la immaginavano, trova lo spiraglio e ci fa un gol che non dobbiamo prendere. Dico che è una disattenzione, è il momento che porta palla Manolas che è il modo sbagliato di ragionare. Dobbiamo mantenere un equilbrio, quello è il momento peggiore della partita, quando c’è il cambio di possesso. C’è l’inversione a dover ricomporre la squadra, a dover fare una cosa che non eri pronto, è un momento pericolosissimo. Con dei calciatori lo dobbiamo fare, con altri ci dobbiamo aspettare quello che è successo. Io non ho detto di Digne, ho detto di squadra. La scelta era quella lì, giocando Zukanovic centrale e Rüdiger a destra, di andare sulla fisicità, nel mezzo c’è Borriello che è straordinario ma ha delle qualità che puoi toccare, non è come le punte del Carpi. Lui gliela giocano addosso, ha quella qualità lì, mi sembrava a posto e non è stato così, se viene fuori una gestione di questo tipo è segno che l’allenatore ha ancora da dire qualcosa alla squadra. Se non succedono cose che riguardano la proprietà rimango qui, sono un dipendente della società, rimango qui”.

Lei fu fischiato contro il Palermo, dopo l’episodio di Bergamo che accoglienza si aspetta?
“E che cambia per me? Pensi che mi faccia intimorire da quello che mi trovo fuori? Secondo me ci vogliono altri 7-8 anni”.

Lei ha un approccio opposto rispetto a quello amorevole di Garcia…
“Nella scelta della formazione non ho sentimenti, scelgo in base a chi mi fa vincere. Se un calciatore ha bisogno di una cosa e posso farla, la faccio. Nella scelta della formazione non ho anima. Voglio vincere, ho solo questo come obiettivo. Voglio bene ai giocatori, cerco di instaurare un contatto, mi piace toccarli, li abbraccio, qualcuno l’ho anche baciato”.

Comunicativamente sono strategie opposte…
“Io lo dico. Dico anche che voglio distribuire meriti giusti, secondo me, per quelli che hanno un impegno giusto. Non voglio bene a tutti allo stesso modo. Voglio più bene a chi arriva in orario, a chi si impegna sempre, a chi si cura i tacchetti, a chi sta attento ai dettagli. Faccio questa distinzione e basta”.

Non ritiene che ci sia tantissima durezza e che sia nocumento alla Roma?
“Muro contro muro, se viene fuori e lui mi telefona chiedendomi se ho picchiato Totti nel corridoio e io non ho incontrato nessuno e si parla solo di questo. Perché scrivi così?”.

Perché c’erano giocatori dell’Atalanta…
“Che vuol dire? Bisogna fare nomi e cognomi. Altrimenti io chiedo cosa facevi tu vicino a un garage… diciamo la verità, penso ci siano anche per voi delle regole, spero ci siano. Come si fa a tirare fuori che ho messo le mani addosso? Non è stato scritto? Dentro allo spogliatoio è una cosa mia, che io posso, ho nella mia facoltà, di manifestare un mio dissenso per quello che è stato la gestione della partita. Mi son dovuto difendere, fare un comunicato. Non c’è stato nessun contatto, ho parlato dentro lo spogliatoio della gestione della partita, menomale che siamo riusciti a pareggiare e lì ci ha messo del suo Francesco con quel gol lì insieme agli altri. Ma non offendo nessuno, vedo che qualcuno si risente. È un’analisi corretta della partita”.

Si aspettava una reazione diversa da Dzeko?
“Bisogna essere sintetici: Dzeko è Dzeko. Da qui in avanti dipende da lui, mi fa vedere di essere quella punta che è, come attenzione a livello calcistico, bene. Non me lo fa vedere? Guardo quello che fa e uso quello che fa. Bisogna che ci dica che forza ha. Son lì a guardare, faccio quello che non ha sentimento. Bisogna fare risultati e bisogna avere uno che abbia quella forza lì, sono lì a guardare”.

Sembra che si trovi meglio ad avere un partner d’attacco, è possibile valutarlo in futuro in un’altra veste?
“È un’osservazione corretta, si guardano i dettagli. Dei dubbi li ho, un calciatore come lui, che è importante come lui, che debba dipendere da mettergli un altro differente vicino, è una cosa che non posso pensare. Non devo fare la formazione prendendo un reparto tutto insieme o nessuno. Devo mettere 11 calciatori che devono funzionare. Nella partita di domenica, qualche cosa, se la vedi bene, la trovi dal punto di vista tattico, Salah faceva più l’attaccante, lo volevamo far giocare col centrale e non col terzino, Dramé, loro hanno tenuto Dramé più stretto perché Salah faceva la punta, spostato un po’ alla sinistra di Dzeko. Non era aperto a fare l’estermo, volevamo farlo giocare contro il centrale, loro di questo hanno cercato di ovviare portando Dramé a fare il centrale, poi l’hanno lasciato andare quando perdevano, ma spesso a destra entravamo partendo in bandierina tra Gomez e Dramé. Dzeko doveva essere messo nelle condizioni di far bene, non penso che Dzeko abbia bisogno di un partner, penso che è il difetto che si ha noi italiani, anziché assorbire quelli che vengono, cerchiamo di dargli le nostre a loro. E lui ha fatto così, anziché portarci un po’ del suo calcio inglese, lui ha sbagliato ha prendere l’idea che gli abbiamo dato. Dzeko ci deve far vedere che è Dzeko, perché non c’è più tempo”

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