Amarcord. Roma – Bologna 1942: la Roma batte il Bologna campione ed è pronta a prendere il suo posto sul trono d’Italia

Siamo nel 1941 – ’42, l’anno che sembra poter cancellare le delusioni dell’ultimo lustro, in cui il miglior piazzamento è stato un quinto posto a cui vanno aggiunte due finali perse in coppa Italia.

La Roma ha concluso la prima parte del torneo meritatamente in testa alla graduatoria, sorprendendo piacevolmente i suoi appassionati tifosi.

È il 22 febbraio 1942, si gioca la seconda giornata del girone di ritorno, nella Capitale arriva il forte Bologna, la “Squadra che tremare il mondo fa” che sfoggia con orgoglio il tricolore sul petto.

La Roma capolista non può soffrire timori reverenziali di qualsiasi tipo, tanto più che all’andata ha espugnato la tana dei felsinei per la prima volta nella sua storia. Il test è fondamentale per capire fino a che punto il popolo giallorosso può continuare a sognare.

Il mister romanista Alfred Schaffer nella circostanza schiera: Masetti, Brunella, Andreoli, Donati, Mornese, Bonomi, Krieziu, Cappellini, Amadei, Coscia, Pantò. L’allenatore austriaco Hermann Felsner risponde mettendo in campo: Ferrari, Fiorini, Pagotto, Andreoli, Andreolo, Marchese, Biavati, Sansone, Puricelli, Arcari, Reguzzoni. Arbitra il signor Bertolio di Torino.

Il primo tempo è segnato solo da un’occasione per parte, al 28° Biavati per gli ospiti ed al 33° Amadei per i capitolini, entrambe neutralizzate da un’ottima risposta dei due portieri. Reguzzoni si procura uno strappo poco prima dell’intervallo; resta in campo e passa all’ala, divenendo praticamente invisibile.

L’inizio della ripresa è contrassegnato dallo stesso equilibrio che ha segnato la prima parte della gara. Biavati ci prova alla mezz’ora ma Masetti respinge meritandosi gli applausi del folto pubblico presente al “Nazionale”. Si giunge così al 35°, Biavati cerca di sfondare sulla destra, ma Bonomi riesce a fermarlo e mette in moto Pantò. Questi si libera di un avversario e cede ad Andreoli.

Il giallorosso effettua un paio di finte e si scrolla di dosso il suo marcatore prima di servire Coscia. Un’occhiata in avanti e vede Cappellini libero al centro dell’area. La palla raggiunge l’attaccante che non ci pensa due volte, colpisce al volo e coglie di sorpresa Ferrari, il portiere avversario. La sfera finisce in rete pochi centimetri sopra la sua testa, Roma in vantaggio.

Negli ultimi dieci minuti non succede molto, anche perché la squadra di Schaffer si chiude bene e non permette all’attacco dei campioni d’Italia di creare pericoli. Arriva il fischio finale, la Roma del presidente Bazzini e di Schaffer mantiene il suo primato in solitudine (25 punti) ed allunga sul Torino, fermato in casa sul pari (1-1) dalla Lazio. I granata vengono anche agganciati dal Venezia di Valentino Mazzola e Ezio Loik vincente sul Livorno (2-1); le due compagini sono appaiate a 22 punti.

Il campionato è ancora molto lungo, ci saranno avvicendamenti al vertice, situazioni difficili da affrontare, scelte coraggiose da prendere ed ancora tanta sofferenza, ma alla fine il sogno sfuggito negli anni di Campo Testaccio sarà coronato: il tricolore approderà sulla sponda giallorossa del Tevere.

Proprio il Bologna, campione uscente, invierà un telegramma alla neo titolata Roma per congratularsi, in cui si legge: “Ci stacchiamo dalle maglie lo scudetto, convinti che da oggi orna il petto dei giocatori della squadra più grande”.

Un passaggio di consegne ed insieme un riconoscimento, il più sincero, per un gruppo che resta leggendario.

di Massimiliano Spalluto

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