Amarcord. “Genoa – Roma 1983: la gara che cambiò il corso della storia”

a cura di Massimiliano Spalluto

Sono le 17,45 di domenica 8 maggio 1983, allo stadio “Marassi” di Genova la Roma di Liedholm, Viola e Falcao ha appena conquistato un pareggio che consente ai suoi tifosi di toccare il cielo con un dito. I punti ora sono 41, esattamente come gli anni che il popolo giallorosso ha dovuto attendere per poter di nuovo salire sul gradino più alto del podio.

La sfida appena disputata è quella con il Genoa allenato da Gigi Simoni, a cui serviva un punto per restare nell’Olimpo della serie A. È la penultima giornata del 1982 – ’83, torneo scolpito nella memoria del tifoso romanista. La formazione capitolina, per questo tanto a lungo sognato appuntamento con la storia, vede schierati: Tancredi, Nappi, Vierchowod, Righetti, Falcao, Nela, Chierico, Ancelotti, Pruzzo, Di Bartolomei, Conti.

La cronaca della gara si può sintetizzare benissimo nelle azioni dei due gol. Al 20° angolo battuto da Bruno Conti, traiettoria insidiosissima che rischia di ingannare il portiere Martina. La sua respinta sulla linea e poi perfezionata da un difensore viene raccolta fuori area da Di Bartolomei. Controllo del Capitano giallorosso, un’occhiata verso l’area, spiovente per la testa di Roberto Pruzzo che con una conclusione a pallonetto scavalca l’estremo difensore rossoblu.

È il vantaggio della Roma che dura fino al 42° quando, sugli sviluppi di un corner per i padroni di casa Fiorini, sempre di testa, mette dentro il punto del definitivo pareggio. Nella Roma non ci sono sostituzioni nel corso del match, mentre nel Genoa Simoni nel secondo tempo rimpiazza l’autore del gol Fiorini con Vandereycken e concede uno scampolo di gara ad Antonelli, esce Viola. Nella ripresa un po’ di timore e, soprattutto, il bisogno vitale di centrare i rispettivi obiettivi, fanno sì che il match scivoli fino ai minuti finali senza grosse emozioni.

Con l’approssimarsi del 90° i tifosi delle due squadre preparano la pacifica invasione di campo. Il servizio d’ordine cerca di respingere quest’ondata di affetto, contenendo a fatica gli invasori oltre i bordi del rettangolo di gioco. Il Genoa è salvo con il punto conquistato mentre per la Roma ed il suo esercito di oltre quindicimila tifosi al seguito, la voglia di festeggiare qualcosa di importante è ormai incontenibile.

Al triplice fischio dell’arbitro D’Elia si scatena la gioia del popolo giallorosso, a Genova ed a Roma. L’impronunciabile parola non è più tale: è scudetto, finalmente lo si può urlare al cielo! La voce inconfondibile del grande Enrico Ameri segue per “Tutto il calcio minuto per minuto” gli ultimi interminabili secondi di gioco, alla conclusione dell’incontro il radiocronista ricorda la squadra che nel ’42 si aggiudicò il primo tricolore.

Tra i nominati il portiere e capitano Guido Masetti, presente in tribuna a Genova in questa giornata trionfale. Intanto un fiume tinto di giallorosso ha invaso le strade della Capitale e molte tavolate imbandite nei quartieri popolari di Roma, già pronte a dispetto della scaramanzia, offrono assaggi e bevande per celebrare insieme l’evento.

Negli spogliatoi dell’impianto genovese i cronisti parlano e fanno domande sul futuro, si cerca di strappare notizie sul rinnovo del contratto di Falcao, su eventuali acquisti di cui già si vocifera da giorni ma tutto l’entourage giallorosso dribbla abilmente questi discorsi. Si pensa solo a gioire per una vittoria meritatissima e ci si rilassa dopo mesi di sogni, paure, speranze, di cadute e delle immediate reazioni di un gruppo formidabile, che ha saputo scrivere una pagina indimenticabile nella storia del calcio capitolino. Il presidente Dino Viola esordisce così ai microfoni: “Questo scudetto… consente a tutti i tifosi romanisti di allontanare un incubo e di uscire dalla prigionia del sogno…”.

Dopo, ammette di aver già avviato trattative per preparare una Roma sempre più competitiva in vista anche degli impegni europei che la attendono.
In giro per il mondo si parla delle gesta della creatura del presidente Viola. In mattinata Liedholm aveva già ricevuto una sorpresa: la telefonata del Re Carlo XVI Gustavo di Svezia che gli faceva gli auguri per la gara da affrontare, confessando di tifare per la squadra del tecnico svedese. In Brasile, a Porto Alegre in particolare, grande festa subito dopo la partita.

Falcao viene proclamato “Ottavo Re di Roma” e su un giornale di San Paolo appare un suo ritratto, vestito da imperatore con sullo sfondo delle antiche vestigia romane. Viene visto come un conquistatore, in mano gli viene posto un cartello che reca: “Veni, vidi, vici”. Con questo successo l’orgoglio giallorosso ha trovato nuova linfa dopo decenni di promesse non mantenute, Roma è tornata a vincere e a guardare tutti dall’alto.

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