Amarcord. 16 marzo 1986: una coreografia indimenticabile incornicia il primo successo sulla Juve all’Olimpico per Dino Viola.

a cura di Massimiliano Spalluto

Una giornata davvero speciale, il 16 marzo 1986, vissuta ammirando una Roma in lotta per il titolo sostenuta da una tifoseria unica ed impareggiabile. Un avvio di stagione discontinuo ed in parte deludente è seguito da un girone di ritorno sorprendente che fa sognare i tifosi, almeno fino al nono turno.

La Roma è sconfitta dai campioni d’Italia uscenti del Verona, una rete di Briegel a pochi secondi dal termine (3-2) ed il discorso scudetto appare virtualmente chiuso. La vittoria vale due punti ed il distacco dalla Juve è salito a cinque lunghezze; irrecuperabile, visto che sono ancora disponibili solo 12 punti.

Sperare che i bianconeri incappino in almeno tre sconfitte (con altrettante vittorie degli uomini di Eriksson) appare una previsione esageratamente ottimista. Il campionato, ormai, sembra indirizzato quasi irrimediabilmente verso la vittoria finale della Juve, senza grossi patemi d’animo e forse con qualche giornata d’anticipo.

La Roma paga un inizio torneo incerto con gli stop inattesi di Bari, Avellino, ed il pari interno con il Como ma non ha intenzione di arrendersi facilmente. Il presidente Dino Viola non ha mai concesso di buon grado partita vinta a nessun avversario e non lo farà neanche questa volta.

Sei giornate sono rimaste ed alla sestultima (25ma) ecco lo scontro diretto allo stadio Olimpico, la “partita della verità”, il faccia a faccia tra le società protagoniste assolute di quegli anni. Oltre a quella dei ventidue che si fronteggeranno nell’arena, c’è un’altra competizione che va vinta: quella del tifo, sano, che va attuata dimostrando al mondo quanto la Roma sia una priorità nella vita dei suoi sostenitori.

Le armi con cui si combatte sono l’inventiva, la fantasia, la capacità creativa e, fondamentale, tantissimo amore per la propria squadra. L’attaccamento ai colori giallorossi costituisce il serbatoio di carburante da cui attingere per affrontare notti insonni e giorni interi di duro lavoro, necessari per allestire una coreografia in grado di lasciare il segno.

A condurla eroicamente sono i ragazzi della Curva Sud che, un mese prima dello scontro presumibilmente decisivo con i bianconeri, avevano già avviato le riunioni per decidere la forma con cui trasmettere tale senso di appartenenza.

Si opta per qualcosa di grandioso: 15 km di strisce di plastica gialle e rosse che dovranno ricoprire tutti gli spalti. Il lunedì prima della gara il lavoro si intensifica, tutto deve essere pronto per domenica mattina.

Arriva il 16 marzo, manca poco all’ingresso sul terreno delle due squadre; in mezzo al campo uno sbandieratore dirige l’operazione agitando un’enorme bandiera della Svezia, in omaggio al tecnico giallorosso. Al segnale convenuto, in tutti i settori le strisce vengono trainate da corde e srotolate dall’alto verso il basso.

L’Olimpico è interamente rivestito dai colori più belli, il colpo d’occhio è sbalorditivo; la battaglia del tifo è vinta dalla Curva Sud. I giocatori della Juve restano impressionati da uno spettacolo di tale portata, mentre gli uomini di Eriksson traggono da questa passione esibita con orgoglio ulteriore carica per affrontare il match. Tancredi, Oddi, Gerolin, Boniek, Nela, Righetti, Graziani, Cerezo, Pruzzo, Ancelotti, Di Carlo.

Questa è la formazione messa in campo dal mister Sven Goran Eriksson. In settimana Francesco Graziani aveva dichiarato ai media di avere un sogno: quello di entrare nell’ultimo scorcio della sfida con la Juve e realizzare il gol della vittoria. In maniera un po’ diversa il sogno di “Ciccio” si avvera; viene schierato dall’inizio e, dopo solo 2 minuti, apre le danze per la sua squadra.

Corner battuto da Di Carlo e colpo di testa in tuffo dell’ex “Gemello del gol” ai tempi del Torino, la porta bianconera viene subito violata. Roma in vantaggio e prima esplosione di gioia per il popolo giallorosso. Al 29° Ancelotti sulla destra si libera con un dribbling di un avversario ed effettua il traversone in area. All’appuntamento si fa trovare pronto Pruzzo che, di testa, mette dentro il punto del 2-0.

Esultando per la sua sedicesima rete stagionale, mentre corre sotto la Curva Sud, “Bomber” inaugura una moda: quella di togliersi la maglietta e farla ruotare come la sciarpa di un tifoso impazzito di felicità. Questa marcatura segna anche una svolta nella storia dei recenti confronti con i bianconeri: era dal gennaio 1977 che la Roma non andava in doppio vantaggio sulla Juve! In quell’occasione i giallorossi travolsero 3-1 una compagine capace di far registrare un record nei tornei a 16 squadre, ossia la realizzazione di ben 51 punti davanti al Torino che ne totalizzò 50!

Gli ospiti ora non riescono a reagire, si parlerà in seguito di una Juve con la testa già al ritorno di Coppa Campioni col Barcellona del mercoledì successivo, ma il terreno di gioco finisce per dimostrare come la Roma di Viola ed Eriksson abbia una marcia in più.

Perfino quando ad otto minuti dal termine Pruzzo viene espulso per somma di ammonizioni, la Roma riesce a non perdere la testa e a chiudere definitivamente il match. Ci pensa Toninho Cerezo al 39°, lancio lungo da Ancelotti a Nela che affonda sulla fascia sinistra, cross al centro dove è pronto il brasiliano per la deviazione al volo di destro.

La “Madre di tutte le partite” finisce qui, in dieci contro undici la formazione capitolina domina i bianconeri schiacciandoli sotto un più che convincente 3-0. Per il presidente Viola è la prima vittoria all’Olimpico in campionato sui rivali storici degli anni Ottanta.

La rimonta in questa stagione sarà completata, i lupi agganciano la Juve ma la stanchezza si fa sentire e nelle ultime due giornate avviene il crollo: Roma seconda! Una squadra di rango, però, non si abbatte e reagisce subito. Grazie alla doppia finale vittoriosa con la Sampdoria i giallorossi conquistano la sesta coppa Italia, quarta dell’era Viola.

Di quel 16 marzo 1986, però, resterà il ricordo di un’affermazione a lungo attesa ed ottenuta sugli avversari più blasonati, oltre ad un’immagine simbolo di un periodo storico indimenticabile per il tifoso romanista: una foto di Dino Viola.

Il presidente viene immortalato in tribuna, in piedi, mentre ammira lo spettacolo allestito dai ragazzi della Sud, con cui si congratulerà. Un’icona da tramandare ai posteri, capace di rendere istantaneamente l’idea del legame che unisce da sempre la Roma ai suoi tifosi.

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