Una notizia inaspettata, di quelle che mai avrei voluto ricevere.

La scomparsa di Rita Sala, giornalista per 33 anni del Messaggero, mi ha intimamente sconvolto. Un’amica vera, una donna straordinaria a cui ero legato da sincero e profondo affetto e con cui ho condiviso esperienze umane e professionali uniche. Da lettore de Il Messaggero mai rinunciavo a leggere un suo articolo sulla pagina della cultura. Sapeva coinvolgerti totalmente quando parlava o scriveva di teatro, di arte, di letteratura, di lirica e lo faceva con la semplicità di chi era veramente grande, di chi non faceva pesare la sua professionalità e profonda cultura, fatta di due lauree e ben sette lingue parlate alla perfezione. Rispettata e amata da tutti i grandi personaggi mondiali dello spettacolo, della cultura e della politica, grazie alla sua straordinaria capacità di rapportarsi con chiunque con garbo, gentilezza e appassionata conoscenza.
Ricordo come fosse oggi il giorno in cui ho avuto la fortuna di conoscerla di persona e finalmente di dare un volto ad un nome. Fu a Trigoria, dove l’allora capo ufficio stampa della società Dario Brugnoli me la presentò mentre era in attesa di intervistare un giocatore della Roma. Sì, perchè lei aveva la Roma nel cuore e quando Enrico Maida, da capo dei servizi sportivi del Messaggero, le chiese di fare una rubrica in cui intervistare le eccellenze dello sport, lei accettò con gioia dando ad ogni intervista quel taglio particolare in cui ogni personaggio veniva descritto nel suo aspetto migliore, con quel suo modo di scrivere aulico e allo stesso tempo semplice e di facile comprensione. Odiava i luoghi comuni, la superficialità, il pressappochismo e ancor di più gli stereotipi, come quello che un calciatore deve essere comunque un ignorante e incolto. Quando per la prima volta un editore mi offrì la possibilità di fare un trasmissione radiofonica tutta mia, volli Piero Torri e Rita Sala al mio fianco e grazie a lei ebbi in diretta quanto di meglio si possa sperare di avere. Aveva una forza d’animo unica e la passione per il suo lavoro (“il più bello del mondo”, amava dire….) le faceva sopportare ogni tipo di fatica e di stress. Una combattente nata e con la stessa forza ha affrontato la malattia da sola, senza voler pesare sugli altri. Mi mancherai, cara e dolce Rita, amica mia vera e sincera, mi mancheranno i tuoi consigli, le nostre risate e le nostre lunghe chiacchierate… Oggi mi sento più solo..

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