Tre domande con…Paolo Baldieri: “Roma, vai avanti di giornata in giornata. La Juve è in ritardo”

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Continua il nostro appuntamento con la Rubrica “Tre domande con…”. La redazione di Popolo Giallorosso ha contattato l’ex attaccante della Roma, Paolo Baldieri. Aggregatosi alla prima squadra nell’anno dello scudetto 1982/83, in maglia giallorossa ha collezionato 26 presenze in campionato con tre reti, e 16 in Coppa Italia condite da una rete contro l’Avellino. Ha conquistato un campionato Primavera, un torneo di Viareggio e una Coppa Italia nel 83’/84′. Poi la scelta di abbracciarsi alle  squadre di provincia, Pisa, Empoli, Pescara, Avellino, Lecce e Perugia, per guadagnarsi spazio e molte soddisfazioni.

Salve Baldieri, lei ha fatto parte della rosa Campione d’Italia nel 82′-83′. Quali sono gli ingredienti, che fanno di una squadra, una grande squadra? –  “Il primo aspetto fondamentale sono i giocatori, poi un allenatore che li sappia assemblare bene e che li metta in condizione di rendere al meglio anche attraverso i suoi discorsi. Infine una società alle spalle che sappia gestire i momenti buoni dai meno buoni, che ci sia equilibro sia nelle vittorie che nelle sconfitte.

Oltre alla Roma, ha militato in diverse squadre come Pisa, Empoli, Pescara, Avellino, Lecce e Perugia. Secondo lei, quali tra queste è da considerarsi una piazza difficile?   –  “Ma non c’è una piazza difficile se poi uno va in campo e da il massimo. Durante un periodo di carenza di risultati, può esserci un po’ di malcontento. Io ero un giocatore che difficilmente tirava indietro la gamba. Diciamo che i tifosi più esigenti li trovai a Pescara. Un po’ di polemiche in più, ma niente di particolare anche perché ho  sempre avuto un buon rapporto con tutti, soprattutto grazie a questa mia caratteristica di non tirarmi mai indietro. Roma non è una piazza facile, non tanto a livello di tifosi perché il tifo è spettacolare, però chiunque viene tende ad accontentare prendendo il campione, si pensa magari più al nome pur di badare alla sostanza. Bisognerebbe avere un po’ più di pazienza e magari formare una squadra di ragazzi giovani che possano fare esperienza. A Roma non c’è tempo per vederne, adesso ancora si discute di Iturbe, che ha tanta esperienza da fare, però metterlo in discussione non fa bene al ragazzo. Io mi sono sempre divertito in provincia, fino a 27 anni ero di proprietà della Roma. Andavo in ritiro con la Roma ma poi chiedevo di giocare in provincia perché in panchina non volevo starci. Adesso molti pagherebbero per restarci. Ero una testa matta per quello, io sentivo l’affetto dei tifosi ed il loro calore, e questo era quello che mi importava, al di la della maglia che indossavi. Poi sono comunque rimasto tifoso della Roma e rimango soddisfatto di quello che ho fatto. Rispetto al passato si cura più l’immagine, ma questo dipende anche dalle società. Una volta andavi a trovare un Roma Club quando volevi, adesso è la società a decidere chi deve andare ad un Roma Club. C’è un distacco dal tifo. Una volta conoscevi quasi tutti i tifosi per nome, adesso invece c’è un po’ di freddezza. D’altra parte più di qualcuno sta tentando di spostare il calcio dallo stadio alla poltrona

E’ sempre vivo il ricordo di Agostino Di Bartolomei. Il suo rapporto con Ago? “Ero un ragazzino. Liedholm mi chiamava a fare gli allenamenti nella prima squadra, per me era un piacere incredibile. Ago era un giocatore di cui avevi sempre timore. Così taciturno, ma poi crescendo ho conosciuto una persona con la quale potevi scambiarci due chiacchiere e ricevere i consigli giusti. Ago era una persona equilibrata, calcisticamente parlando aveva la pecca di essere un po’ lento, che però veniva nascosta da un senso della posizione, un tiro e un modo di darti la palla  fenomenali. Un aneddoto che ricordo in particolare, quando nello spogliatoio disse ad Impallomeni: “A Impallomè c’hai metà cervello bono e metà da buttà via” , ancora mi viene da ridere. Una persona meravigliosa. Poi finito l’allenamento io lo testavo. Liedholm mi chiamava perché ero veloce a tagliare le difese avversarie. Tagliavo la difesa con lui e con Vierchowod, studiavamo la difesa a zona, presi tanti calci da Ago in allenamento, ma erano calci di esperienza e non buttati all’aria.

La Roma attuale. Secondo lei, questa squadra è pronta per vincere lo scudetto? – ” Ma, la Juve è un po in ritardo, altre squadre aspettano, insomma, abbiamo preso un punto a Verona dove tutti hanno gridato allo scandalo, ma secondo me quello sarà un campo ostico per qualsiasi squadra. Quindi staremo a vedere, anche lo scorso anno eravamo partiti bene poi ci siamo persi. Bisogna vivere alla giornata cercando di andare a migliorare di situazione in situazione. Certo è, che l’organico ci porta a pensare che hai diversi ricambi e soluzioni, e questo è importante. Adesso abbiamo adattato Florenzi in difesa che se riesce a ingranare è un bel giocatorino e speriamo in questo.”

A cura di @AndreaFagnano

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