Conferenza stampa. Spalletti: “Basta dire che l’ambiente è difficile. Strootman è straordinario. Il problema infortuni…”

Si torna in campo per la 24a giornata di Serie A. La Roma affronterà nel posticipo di domani sera la Sampdoria di Vincenzo Montella. I giallorossi, hanno ritrovato l’entusiasmo dopo le due vittorie consecutive contro Frosinone e Sassuolo, blucerchiati in difficoltà dopo le 4 sconfitte consecutive e il pareggio casalingo contro il Torino. Il tecnico della Roma Luciano Spalletti ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del match, ecco le sue dichiarazioni:

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Vigilia Roma-Sampdoria. La conferenza stampa di… di golzampati

Quali sono le condizioni degli infortunati? Strootman?
“Bisogna valutare bene oggi. Ci sono stati miglioramenti importantissimi in diversi calciatori. Florenzi e Digne hanno fatto tutto l’allenamento, sviluppato alti ritmi. Dzeko va rivisto anche oggi, ieri ha fatto lavoro a parte. De Rossi bisogna guardarlo bene, ieri ha fatto solo cure, un po’ di problema c’è. Bisogna fare cure e sicuramente oggi non svolgerà tutto l’allenamento. Il briefing lo facciamo tra un po’, bisognerebbe riparlarne dopo. Strootman ha fatto vedere di essere sulla strada giusta e quali sono le sue qualità. Mi è piaciuto particolarmente quando a risultato acquisito è andato a fare due contrasti mettendo il piede come lui sa fare. Di più mi è piaciuto quando è andato a fare il proseguimento della barriera per disturbare, cose che magari il campione non pensa a fare ma lui è talmente sensibile ai suoi comportamenti che fa le cose più normali. Una persona straordinaria”.

Al posto di Nainggolan vede bene Florenzi o due giocatori più offensivi come Perotti e Salah?
“Pensavo si potesse mettere anche Vainqueur, va bene anche Perotti. Abbiamo anche altre soluzioni, bisogna vedere lo sviluppo medico. Sono tutte giuste, bisogna lasciar scorrere l’allenamento di oggi. Florenzi è da tenere in considerazione. Per me c’è anche Iago Falque. Il reparto dove abbiamo qualità e numeri è il centrocampo. Bisogna scegliere bene, i livelli sono equilibrati”.

Cos’è che colpisce del lavoro di Montella?
“La qualità del tecnico, l’equilibrio del modo di stare in campo. Tutti hanno apprezzato il suo lavoro nella Roma, ma non solo in Prima Squadra, ma anche nei bambini. Ha fatto tutte le tappe che un allenatore forte deve fare. È arrivato in prima squadra e ha mostrato il suo lavoro, poteva stare anche a fare quel ruolo lì, poteva rimanere. Tutti hanno apprezzato il suo lavoro nella Fiorentina, è arrivato nelle primissime posizioni. Lui sa fare il suo mestiere e avrà un futuro importante, è un ragazzo intelligente. È uno che vuole andare avanti, pronto a migliorarsi e a imparare. Sarà un avversario difficilissimo. Troveremo una Sampdoria difficilissima da affrontare. Mi è toccato rivedere quello che ho detto di Zukanovic, ho elencato cinque qualità e in fondo ho detto che non era velocissimo, ma che sapeva fare il suo mestiere. Gli è stato detto nella presentazione che l’allenatore ha detto che era lento. Lui mi ha chiesto se l’avessi detto, ho chiamato Sky e mi hanno dato l’intervista. Non è la stessa cosa essere non elegantissimo e vestito da far schifo”.

È stato un caso che la miglior partita sul piano del gioco sia arrivata senza centravanti?
“Secondo me di punte ne avevamo due e hanno segnato tutte e due. Hanno fatto un lavoro particolare. Penso che mi aiuti a fare una morale, è il lavoro che produce una squadra e quello che è il movimento che non dà riferimenti, l’interpretazione a dare una mano, a fare la fase difensiva che non permette agli altri di sviluppare il gioco. È un insieme di qualità che porta alla vittoria. Danno un contributo anche quelli che corrono, non solo quelli che segnano. Perotti e Magnanelli sono i giocatori che hanno fatto più strada e tutti e due sono stati importanti. Da un punto di vista di ruolo devo tenere in considerazione il lavoro della squadra, che fanno tutti i calciatori in campo. Un valore aggiunto messo a una disponibilità di corsa e di continuità”.

Ieri Keita ha parlato della situazione ambientale. Ha avvertito le stesse sensazioni?
“È vero che se vai all’estero, si tende di più a fare viva viva viva e non abbasso abbasso. Lui la subisce meno questa pressione, noi chiamandoci Roma siamo costretti ad avere la responsabilità di quelli che devono andare a tentare di fare risultato sempre. Abbiamo il privilegio di giocare nella Roma e anche la responsabilità. Se si aiutano, penso che sia meglio. Ma bisogna smettere di dire che l’ambiente di Roma è difficile, facciamo un altro giochino. Costruiamo lo stile Roma, noi siamo uno stile. Con lo Zenit si andava in tutte le parti del mondo a fare la preparazione, ho trovato un ragazzino in ascensore con le patatine e la coca-cola, mi guardava e mi fissava. Io avevo tutte le scritte dello Zenit sulla maglia, mi disse Spalletti Roma. Io risposi che ero dello Zenit, lui mi riconobbe solo come coach della Roma. I bambini sanno chi siamo, noi abbiamo un dovere verso di loro”.

C’è più concentrazione o si prova di più durante la settimana?
“I ragazzi lavorano in modo corretto. Bisogna fare attenzione ai dati, ancora più importanti sono quelli delle palle riconquistate, non della percentuale di possesso palla che non dice niente, magari gli avversari non ti attaccano e aumenta. Per avere dati sul non perderla va riconquistata. Abbiamo diminuito le palle perse sullo stretto, dipende dalla maggiore tranquillità, perché si vede. Magari c’è stato un palleggiatore in più, ma tutti hanno partecipato a questo dato. È un dato che è andato progredendo”.

Nella scorsa stagione ci sono stati oltre 30 infortuni. Quest’anno siamo più o meno sulla stessa linea, in queste poche settimane lei si è fatto un’idea? Sfortuna o problema?
“È semplice. Ci si accorgerà che gli infortuni vanno a colpire la squadra che non sta dando quello che potrebbe. Si innesca un meccanismo inverso, ma è un problema di testa, è più facile infortunarsi. Sono convintissimo di quello che dico, è più facile infortunarsi anche se si cambia allenatore. Col nuovo allenatore tutti vogliono far vedere il loro valore e può succedere di più. La connessione è con la non tranquillità e non viceversa”.

Nura dovrebbe rientrare a giorni, è pronto per il salto in prima squadra? Qual è la situazione di Gerson?
“L’ho letto da voi prima di vedere il dottore. Ancora doveva fare la visita. Io e il dottore siamo in sintonia: il topino è sordo, riporta cose sbagliate. Ha trovato la medicina anche per il topino: le supposte. Nura ha fatto la riabilitazione, la visita. Gli è stato concesso di potersi riallenare con noi, è impressionante la velocità di essere qui e vederlo là. Sembra un soffio di vento, quando arriva a destinazione sembra che non abbia corso lui ma qualcun altro. Io quando faccio dieci metri ho il fiatone. Ora va messo nel contesto di squadra, anche se in quel ruolo lì ci sono mostri sacri. SI cercherà di fargli trovare un ambiente dove possa crescere, maturare, senza mettergli subito responsabilità addosso che possono creargli difficoltà. Gerson non è mai stato tesserato, era qui e non era contento di questa soluzione, perché giustamente voleva esercitare il suo mestiere. Ha parlato con la società e ha trovato questa sistemazione. Siamo contenti se va a star bene, con noi poteva solo allenarsi. Mi è sembrato un trequartista di qualità, intuizione. Si starà a vedere, a noi interessa quello che possiamo usare”.

Szczesny continua a rinnovare il suo legame con l’Arsenal. Tenterà di convincerlo a restare?
“Secondo me se uno ha delle ammirazioni e ce le dice sappiamo qual è il suo pensiero. Peggio sarebbe se pensasse ad altro e non desse il contributo giusto. Mi sembra un ragazzo intelligente, che ha una grandissima qualità per un portiere: la freddezza. A volte sembra quasi non pronto, troppo rilassato, ma invece è concentratissimo, ha il carattere del vero portiere. Mi piace come persona e come portiere, ha fatto interventi importanti, è bravo a giocare di piede, è fondamentale. In Italia le squadre partono tutte dal basso. Qualsiasi allenatore va a informarsi dal portiere, una delle domande che fa è se gioca bene con i piedi. Così sei sempre in superiorità numerica, anche se vieni 4 vs 4 c’è sempre il quinto per ribaltare il concetto. Secondo me è un gran portiere, mi sembra che abbia detto che potrebbe anche rimanere. Io leggo tanto, quasi tutto. Qualche cosa non ce la faccio ma l’intenzione è quella”.

Keita e Maicon sarebbero alla terza partita in otto giorni, sarebbero troppe? Per Dzeko c’è anche un problema di condizione?
“Per Seydou e Maicon è un discorso che va tenuto in considerazione, ma non avevano fatto un filotto di partite. Probabilmente queste partite gli son servite per tornare in condizione. Per quanto riguarda Edin, secondo me c’è una cosa sola. Lo osserviamo male, punto. Non gli diamo palle che lui può giocare. Lo dobbiamo sostenere di più e servire meglio. Non necessariamente andare sul fondo, li chiamano i passanti, i cross da dentro il campo, si possono fare uguale. Lui si predispone per riceverli. Poi c’è la palla buttata, che si può usare con un giocatore con queste qualità. Fisicamente è una belva, si comincia l’azione dove sta lui. Si predispone un gruppetto di calciatori che cominciano l’azione da dove la fa cadere lui. Non è una cosa casuale, ma organizzata. Faremo anche questo. Dobbiamo servirlo meglio e farlo sentire nel gioco”.

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