Conferenza stampa. Spalletti: “Paragoniamo questa partita a una finale. El Shaarawy meglio in corsa, Florenzi non ci sarà”

Dopo la sconfitta esterna contro la Juventus, i giallorossi sono in preparazione in vista dell’anticipo di domani sera contro il Frosinone. Della sfida dell’Olimpico ha parlato in conferenza stampa il tecnico giallorosso Luciano Spalletti, ecco le sue dichiarazioni:

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Vigilia Roma-Frosinone. Spalletti: “El Shaarawy… di golzampati

L’utilizzo di El Shaarawy?
“Bisogna capire se potrà dare un contributo per tutta la gara o se è meglio guardarlo ancora qualche allenamento. Era un periodo che non giocava, è più facile che poi si possa utilizzare nel corso della partita. Ha qualità importanti, ha qualità di corsa, di tecnica, sente la porta. Era un ruolo scoperto. Si adatta sia come terzo offensivo e allo stesso tempo sa fare tutta la fascia”.

Nell’ultimo periodo Iago Falque non è stato benissimo, abbiamo rivisto anche Maicon. Come sta Florenzi?
“Iago aveva questo problemino al tendine rotuleo, per farmi vedere che era al massimo ha spinto e l’ha infiammato di più. Visto che non poteva mostrare il suo valore, ha deciso d’accordo con i medici e con me di fare un po’ di allenamenti differenziati e sta meglio. Stesso discorso per Maicon, ha delle difficoltà a sviluppare tutto, va gestito in base al problema che ha. Però le sue intenzioni mi sembrano belle, sane, importanti per noi, si valuta oggi e poi si decide. Florenzi è difficile che sia della partita, ha preso questa legnata a fine gara che è stato il motivo del rimprovero e di quella piccola protesta che non voglio che faccia, è un grande calciatore e i grandi calciatori si comportano in un certo modo. Non avevo valutato bene l’entità del colpo preso, ha un dolore importante, non c’è frattura però è un danno per noi. Non sarà della partita”.

Può giocare Torosidis?
“Certo, può farlo anche lui. Mi sembra la soluzione più corretta”.

Come prima partita ha avuto il Verona, ora trova il Frosinone che ha fatto due punti fuori casa. Cosa dobbiamo aspettarci di meglio?
“Voglio aspettarmi qualcosa di meglio anche rispetto alla Juventus. Abbiamo corretto alcune cose, dobbiamo metterci qualcosa in più in altre e raggiungere quell’equilibrio ed essere bravi a interpretare i concetti di gioco, le situazioni che possono farci riappropriare delle nostre qualità. Dobbiamo avere un ordine come fatto con la Juventus ed essere più sbarazzini. Questo sarebbe poi il discorso finale, la cosa giusta”.

Salah vive un momento di appannamento. Cosa gli serve per riaccendersi? Tatticamente è cambiato qualcosa?
“È stato penalizzato dall’infortunio, non ha ancora brillantezza e spunto. La prima cosa che deve fare è puntare l’uomo, deve pensare a puntare l’uomo, è casa sua. I dieci metri più dentro o più fuori, quando dico che abbiamo fatto passi avanti nel calcio italiano, è quello di parlare dei principi, dei concetti di gioco. Va riconosciuto quando bisogna prendere palla sui piedi e quando attaccare la profondità, è una situazione che fa parte del calciatore. Dipende il tipo di gioco che stiamo sviluppando e il tipo di interpretazione. Le dobbiamo saper fare tutte e due. È bravo con la palla tra i piedi. Secondo me fa fatica partendo esternamente, la strada è più lunga con più ostacoli, quando torni è lunga, ti costringe ad abbassarti. Se torni per vie centrali la strada è più corta, ti possono trovare con un passaggio tra le linee. Da esterno servono due-tre passaggi, dal centro lo reinneschi subito. Sono cose che stanno nelle interpretazioni del giocatori. Quando la linea morde, bisogna attaccare la profondità, se invece molla e tende a pararsi, c’è più spazio per giocare la palla sui piedi. Sono cose che i giocatori sanno, che devono applicare, nella sua considerazione è giusta la sintesi che non ha trovato ancora lo spunto”.

Zeman ha già parlato due volte, dell’ambiente e di Totti in panchina. Le hanno dato fastidio queste esternazioni?
“La gestione di Totti è un’altra cosa. Rabbrividisco al fatto che ci ho parlato due minuti prima che intervenisse e mi ha detto tutt’altra cosa. Era a Roma lui, al telefono con Tempestilli, me lo son fatto passare e gli ho chiesto consigli. Mi ha detto che nessuno rispetta le regole, ma le altre cose poteva dirmele lì. Io gestisco la Roma, per noi è la partita più importante del momento. Se uno pensa a ciò che è stato detto sul Frosinone è tutto facile. Dipende dal momento, paragoniamo questa partita a una finale, è questa la partita più importante per l’immediato futuro. Se i giocatori non mettono la giusta attenzione è tutto sbagliato. La gestione va in funzione di quello che è la partita fondamentale per il nostro futuro. Gioca chi mi dà più garanzia per il risultato della Roma, la Roma ora ha bisogno di prontezza, di forza, di corsa, di disponibilità, di sacrificio”:

C’è il suo avallo su Zukanovic? Se il reparto offensivo è completo, si aspetta Perotti?
“Facciamo chiarezza: Gervinho voleva andare in tutte le maniere. El Shaarawy voleva venire in tutte le maniere: serve El Shaarawy e non Gervinho, in tutti i modi. Gervinho va a guadagnare tre volte, gliel’ho detto pure. Zukanovic è un giocatore che è già due anni che gioca in Italia, che viene a giocare in un reparto in cui abbiamo bisogno di completamento, il direttore è stato bravo a inserirsi, il mercato è così, bisogna saper montare sopra al momento che passa. È un giocatore che ho avallato, lo conosco, ho parlato con quelli che lo conoscono e ho avuto garanzie. Se si parla di un mercato fatto a bocce ferme in cui facciamo una squadra che deve lottare per vincere è un altro tipo di ragionamento. Il giocatore è di carattere, è forte fisicamente, ha una bella presa di posizione, fortissimo di testa, buon piede. Non è velocissimo ma si posiziona sempre bene sulle interpretazioni da avere: esco, aspetto o scappo. Sa fare il suo mestiere. Perotti è una cosa che continuiamo a guardare, soprattutto il direttore, lui ha dormito in ufficio tutte le notti, io a letto perché ho la camera. Stiamo guardando se riusciamo a trovare un giocatore che ci dia una mano sull’uno contro uno, a volte si cercano mille soluzioni, ma quando hai un calciatore che ti guarda in faccia e ti fa sopra il problema non sussiste più, trovi la superiorità, è una scorciatoia”.

Ha trovato Darcy Norman ed Ed Lippie, è soddisfatto del loro lavoro? In che rapporti siete?
“Mi hanno dato dei programmi che hanno fatto precedentemente, ma bisogna abbinarlo al lavoro sul campo, è la somma che conta. Sono disponibili, ho detto loro qualcosa che sia giusto fare, si fa un lavoro che mi possa piacere e che sia di completamento per il cumulo finale che serve ai calciatori. Sono persone brave a organizzare e programmare”.

Zeman parlò di giocatori sul GRA, Capello di Ponentino, Burdisso di cose simili. Ha fatto partire Gervinho che creva problemi, ha avuto un battibecco con Florenzi. È difficile tenere in mano le redini?
“Non si può programmare un sistema di regole o un comportamento. Bisogna essere bravi a gestire le situazioni, in ogni momento arriva un treno dritto per dritto, bisogna stare attenti e gestire la cosa quando arriva. Io son tornato alla Roma perché conosco questo ambiente, è bellissimo e sono belle le sue difficoltà. Ci sono tutte. Non so rispondere alle dichiarazioni di Zeman, quando allenerà la Roma farà vedere che lui la gestisce bene. Ci sono delle difficoltà, dettate da amore e passione, poi si diventa gelosi, anche un po’ cattivelli, si reagisce in modo non corretto. Non è così, bisogna essere equilibrati, avere obiettivi sani, pensare all’importanza di questa partita, non a quella del mercato che possa dare una soluzione. La soluzione è fare squadra noi e ne abbiamo le possibilità, bisogna fare di più di quello fatto con Verona e Juventus, per me siamo pronti. La domenica si prendono punti, ma si guadagnano durante la settimana. A volte serve che i dettagli girino, col Verona potevamo perdere o stravincere la partita, se la palla va dentro o se si fa la scelta giusta. A volte non si sfruttano le situazioni per il morso della tensione, sarebbe importante mettere un po’ da parte ed essere tutti lì, la Roma è una bella squadra ma anche il contorno di bandiere e di sciarpe. Allora saremmo tutti insieme e si avrebbero più possibilità”.

Differenze a livello di testa tra Verona e Juventus? Si va meglio fuori casa? Qual è la situazione di Doumbia?
“La differenza nel giocare in casa e fuori secondo me non c’è. Siccome i calciatori sono ragazzi soggetti a sentire cambiamenti di umore è quello che ruota intorno a questo grande amore che crea difficoltà, non il campo. Sarebbe bene mettere da parte ciò che è successo e tirare le somme a fine anno, lì bisogna essere precisi. Fino a fine anno siamo un’unica cosa, tutti. Noi vogliamo bene alla Roma, il sentimento va oltre le reazioni momentanee. I giocatori così riescono a dare il massimo. Le difficoltà sono più giocare in uno stadio fatto bene come quello della Juventus. Voglio vedere in futuro le partite della Roma con uno stadio così, poi vi dirò che è tutta un’altra squadra. Quello è il modo giusto di fare sport e spettacolo, loro sono stati bravi e stanno raccogliendo i frutti dell’organizzazione della seconda squadra, di quella che protegge e avvolge la squadra di quelli che vanno in campo. Dobbiamo soltanto completarla. Doumbia lo conosco, è un giocatore che in Russia mi ha creato problemi, è un giocatore veloce, che fa gol, ha qualche problema a giocare di squadra, sotto l’aspetto della qualità. Mi è sembrato che ormai il suo discorso fosse già stato affrontato, ritirarlo fuori serve a fare ulteriore casino in un momento in cui va trovata la traccia precisa da seguire, serve a creare qualche dubbio in più. In questo caso è meglio non farlo, bisogna imboccarla il prima possibile e ritirare fuori queste situazioni significa rallentare. Abbiamo il centravanti, è Dzeko. Giocatore che ha delle qualità, cosa gli serve per sbloccarsi? Prendere in considerazione due movimenti giusti, farli, avere fiducia e giocarci palla addosso. Ha qualità che mostra, bisogna dargli fiducia”.

Come si fa a incidere dal punto di vista mentale sulla paura dei giocatori?
“È un’osservazione pratica corretta, bisogna azzardare di più. Con la palla sulla mediana, se la riportiamo al portiere è difficile sviluppare azioni. Ora c’è la possibilità di prendere in tempo reale il numero di palloni giocati sul portiere e in avanti, se si vede la differenza con la Juventus non è tale da evidenziare la differenza tra le due squadre. Loro hanno riportato dietro pochissimi palloni, noi dobbiamo giocarcela a viso aperto, cercare lo stesso obiettivo. Per questo è stato accettato come una cosa da invertire, ma fa parte di questa gestione, delle cose che abbiamo detto. Siamo al di sotto delle nostre qualità, i giocatori lo sanno e glielo dobbiamo ribadire, c’è da mettere sul piatto molto di più individualmente. Quando credono di essere bravi non devono giocare al di sotto del massimo, io compreso”.

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