Conferenza stampa. Spalletti: “Arriviamo bene al derby, però mi sarebbe piaciuto giocarlo ad armi pari. Totti non può 90′? Anche per colpa mia, non l’ho fatto giocare”

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Vigilia di derby in casa Roma. I giallorossi affronteranno domani la Lazio di Pioli, nella stracittadina di ritorno valida per la 31a giornata di Serie A TIM. Il tecnico Luciano Spalletti ha parlato nella consueta conferenza stampa, ecco le sue dichiarazioni:

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Vigilia Lazio-Roma. La conferenza stampa di… di golzampati

“Gli unici indisponibili sono Gyömbér e Vainqueur. Vainqueur ha un affaticamento all’adduttore, con dispiacere non ce l’ha fatta a recuperare. Tutti e due riinizieranno a metà della prossima settimana. Poi ci sono un altro paio di situazioni non chiarissime, ma gestibilissime se non peggiorano”.

Emozione particolare il ritorno nel derby?
“Ti viene trasferita dalla passione che c’è per questa partita, per questa squadra. Naturalmente ne vieni coinvolto, però abbiamo anche altre mire, altri obiettivi. Dobbiamo essere bravi a saper gestire le emozioni e i traguardi”.

Come arriva la squadra a questo sprint finale e al derby?
“Noi ci arriviamo bene, però mi sarebbe piaciuto giocarlo ad armi pari, che anche loro avessero avuto altri obiettivi ai quali pensare. Non so chi arriva meglio, però mi sarebbe piaciuto giocarlo ad armi pari. Per loro, noi in questo momento siamo l’unica ragione. Spero che i giocatori siano bravi a gestire queste altre cose”

Totti titolare?
“Se penso a un sondaggio, anche io lo farei giocare. Se gioca, di sicuro ha la fascia di capitano. Ma si possono proporre anche altri sondaggi, come quello sul telecronista di Euro 2016. Ci sono tanti sondaggi che si possono fare. Ha ragione Caressa quando dice, da amante del calcio, da passionale delle belle giocate, delle belle storie, che sarebbe giusto vederlo in campo, perché lui ha sempre fatto vedere delle grandi giocate dentro ai derby. Da allenatore, bisogna scindere un po’ l’emozione e la passione per uno sport e andare a considerare altre cose. Spero di farlo nel modo giusto, perché è una partita importante per le mire che abbiamo. Dobbiamo perseguire incessantemente l’obiettivo Champions, c’è questa tappa dentro”.

È possibile che sia cambiato così tanto dalla doppietta di poco più di un anno fa?
“Quando si analizza una partita, o quando si guarda una partita, sono due storie diverse. L’analisi si fa tenendo conto di molte altre situazioni, che lei probabilmente, da sentimentale, passionale, non sa vedere. Perché Francesco le giocate farà sempre. Se si tratta di giocate, glielo possiamo fare di altri 5-6 anni il contratto. Sono altre le cose che vanno considerate. Chi le dice che nel primo tempo di quella partita, la Roma è andata sotto di due gol perché non aveva l’apporto di un calciatore? Dal mio punto di vista, la gestione della partita diventa fondamentale. Per tenere il pallino del gioco, una squadra deve riconquistare il pallone in meno tempo possibile, correre senza palla è la più grossa fatica che si fa. Se si fanno analisi e si guarda la fatica psicofisica di quando una squadra ha o non ha la palla, cambia totalmente in funzione di una cosa che si fa decidendola o subendola, assecondandola. Allora si perde di vista il pallino del gioco. Ho spiegato più volte che il problema è questo, perché quando ha la palla sui piedi la mette dove vuole, quando passa tre palloni sembrano sei in allenamento. Quando la palla l’hanno gli altri come si fa? Me lo spieghi lei”.

Totti, quindi, non può gestire più 90 minuti?
“Anche per colpa mia, non l’ho fatto giocare. Abbiamo fatto una partita con la Primavera che ha prodotto numeri, io devo constatare delle situazioni. Si mettono tutte. Dentro questi numeri non c’è la palla giocata di prima alle spalle, non è catalogabile. Se lui l’ha compreso? Per me è un passionale, gli garba l’attrezzo, tira bastonate all’incrocio dei pali, ha forza, qualità, precisione. Non ci sono tanti preamboli e situazioni da dovergli mettere attorno. Vuole il contatto con l’attrezzo”.

Domani sono attesi meno di 30mila spettatori, un pensiero su questa cosa? È rimasto deluso della mancata risposta della Curva Sud al suo appello?
“Prima di tutto mi dispiace quando leggo e vedo sui giornali questi numeri, che ci si preparerà ad avere un derby con poca partecipazione. Avrei voluto sentir parlare per tutta la settimana di un progetto di stadio pieno. Di metterci seduti e parlare di trovare le componenti per riuscire a riempire l’Olimpico, spesso, se non sempre. Mi adopererò per conoscere più cose. Chiederò a Gabrielli, se è possibile, di parlarci. Penso che per loro sia un sacrificio enorme, ho visto i derby, lo stadio, la Curva Sud. Per quello che è l’amore, la dipendenza da Roma che si ha vivendo quest’ambiente, mi sembra difficile che possano farne a meno. Capisco il loro sacrificio. Poi sento parlare di giugno, giugno è troppo distante, bisogna trovare soluzioni prima. Noi tutti le vogliamo. Poi è chiaro che il derby fa battere le mani, ma molto di più i cuori. E i cuori, quando battono, fanno lo stesso rumore anche da Testaccio. Noi avremo lo stesso supporto di sentimento, di affetto dello stadio pieno. Sappiamo quanti cuori battono per la Roma”.

La Lazio ha fatto meglio contro squadre forti rispetto a quando doveva fare la partita. La Roma dovrà fare la partita, altrimenti la Lazio rimarrà ferma…
“Noi tenteremo di fare la partita e di vincere la partita. Loro sono una buona squadra, hanno offerto buone prestazioni perché sono una buona squadra, hanno un grandissimo allenatore, che conosco. La Lazio saprà come comportarsi. Abbiamo quella mira lì, di arrivare a essere una squadra che si confronta con tutti con l’idea di provare a vincere”.

Quanto è difficile tenere in panchina anche De Rossi?
“Da un punto di vista mio è molto più facile di quanto possa sembrare. Tento di far giocare i migliori. Lo dice l’inno della Champions League, per aspirare alla Champions League abbiamo quella mira lì. Userei una parola forte che può dare adito a interpretazioni, noi dobbiamo pensare sempre a rifare quella competizione, dobbiamo stare quasi stabilmente lì. Daniele ha fatto dei buonissimi allenamenti ultimamente, come quello di ieri. Per cui niente è scontato. Daniele può anche essere dentro gli undici, ma bisogna valutare bene la squadra, l’equilibrio, quello che propongono altri calciatori con lo stesso ruolo. Ho una buona rosa a disposizione, devo fare attenzione a questo. De Rossi lo sa, sa quello che è il modo di pensare dell’allenatore. Sono tranquillissimo”.

Dal suo ritorno, evita di fare riferimenti alla prima fase romanista. In un derby dopo pochi minuti la Roma era sotto 2-0 ed è dovuto entrare in campo per calmare i giocatori. Questa squadra è più forte mentalmente rispetto a quella?
“Con i derby sono in parità, mi sarebbe piaciuto essere in vantaggio, devo accettare il verdetto del campo, anche se ricordo gli episodi. In questo caso, la squadra subì da un punto di vista di nervosismo, entrarono troppo contratti, erano in quel momento poco consapevoli della forza. Mi sembra che questa squadra sia consapevole, che non farà errori di nessun genere. Però loro sono una buona squadra, possono avere la meglio su delle situazioni, in precedenza abbiamo anche fatto un buon risultato, da un derby abbiamo ricevuto una grande spinta. Magari citando le 11 vittorie invece dei due gol nei primi 5 minuti… (ride, ndr)”.

Lei non vuole parlare di Totti, ma…
“Io di Totti ne voglio 15, voglio gente forte come Totti. Sembra che voi abbiate interesse a farne giocare uno, io ne voglio 15 e lavoro per averne 15 forti come lui. Si parla di interessi, visto che è la quarta domanda…”

Non crede che sia il caso di incitare la società a prendere posizione?
“Io devo far bene il mio di ruolo, non interferisco sulle prese di posizione diverse. Totti è una questione delicata, l’ho detto più volte. Non voglio essere messo dentro la storia di Totti, è un’altra cosa. Devo gestire la squadra da un punto di vista tecnico-tattico, di forza, di equilibrio, facendo scelte per avere risultati. Se la squadra funziona devo dare forza anche agli altri, devo fargli credere di essere forti quanto altri, attraverso la crescita si ha un confronto più di livello con chiunque. Gestisco questa parte qui, che è la mia e sulla quale non voglio interferenze. Sulle altre, non voglio responsabilità e non voglio creare interferenze sulla storia e sul rapporto che è giusto che sia quello, si devono dire tutto per il passato che ha avuto Francesco in questa società, che io non so e non devo interferire”.

Ha in programma di normalizzare l’arrivo alla stracittadina?
“Ha fatto una domanda giusta, che condividiamo. Non vuol dire sminuire la partita, ma abbiamo anche altre attenzioni, altri confronti di livello. Vogliamo aprire, andare a vedere cosa c’è. Vogliamo il confronto con l’Europa calcistica. Diventa un passaggio importantissimo, però per noi non deve essere l’unica ragione”.

Per creare uno stile Roma non bisognerebbe far capire che la Roma è un punto d’arrivo?
“I giocatori lo sanno bene possono stare tranquilli. Che non disperdano energie in questo senso. Da qui alla fine diano il massimo per la ragione di vita di questi due mesi che mancano, che sono i risultati della Roma. Poi chi vuole andar via, va via, non ci sono problemi. In fondo, noi se ne sceglierà qualcuno da mandare via. Fa parte dei ruoli. Loro stanno tranquilli, già lo sanno, non ci sono problemi. È giusto che chi ha mire importanti giochi da calciatore importante, se ritieni di essere bravo devi farlo vedere. Allo stesso tempo, quando si arriva in fondo, uno parla delle ambizioni, che sono giuste, è corretto avere ambizioni e tutti saranno accontentati. Si è sempre giocato a pallone e sempre si giocherà a calcio. Basta un pallone e un prato e si gioca, naturalmente c’è da considerare che siccome sei un calciatore bravo, tu hai un costo di mercato e si prendono in considerazione tutte le cose, arrivando all’obiettivo che si vuole tutti, avere gente che lotta per avere quei risultati di cui abbiamo parlato”.

Juve e Napoli sono più forti? Ha pensato di alzare l’asticella del terzo posto?
“Non lo so, devo rendermene bene conto. Se Nainggolan dice così è il primo ad ammettere che ha fatto poco. Uno deve parlare per sé, non per gli altri. Se lui è arrivato a constatare che non sono più forti e la distanza è quella lì, bisogna mettere qualcosa in più. O forse voleva incolpare qualcuno? Devo rendermi conto, dico che se dice di essere al pari di chi sta davanti, ha lasciato qualcosa come attenzione. Deve pedalare di più. Dipende anche dal taglio che si dà”.

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