Conferenza stampa. Spalletti: “L’Inter? Lottiamo per lo stesso obiettivo. Totti-Pallotta? Devono approfondire la questione”

spalletti

Uno spareggio per l’Europa. Domani sera la Roma affronterà allo Stadio Olimpico l’Inter di Mancini nell’anticipo della 30a giornata di Serie A TIM. Giorno di vigilia in casa giallorossa dove Luciano Spalletti ha parlato nella consueta conferenza stampa pre-gara. Di seguito le dichiarazioni del tecnico toscano:

Quando peseranno le diffide?
“Abbiamo un numero di giocatori che ci permette di sopperire, le scelte si fanno per la partita di domani”.

Si aspetta un’Inter più offensiva?
“L’Inter ha giocato tutte le partite per giocare a casa il risultato pieno. Domani ancor di più perchè mirano a questa posizione in classifica. L’abbiamo fatto noi quando eravamo al loro stesso punto, ambivamo a questa posizione, è lecito che lo facciano anche loro”.

Quali sono le condizioni di De Rossi? Centrocampista o difensore?
“Si può valutare da qualsiasi parte. Ha tutte le qualità che hanno dei calciatori importanti, che hanno dei calciatori che completano quello che è il suo atteggiamento in campo in base all’esperienza, alle caratteristiche naturali. Diventa fondamentale la disponibilità che il calciatore ha già dato, sia da difensore che da centrocampista. Viene pensato in queste posizioni qui. Senza escluderne nessuna, tenendo anche conto del resto dei calciatori che compongono la rosa”.

Dzeko sarà confermato o privilegerà l’attacco di movimento?
“Questa volta qui ci prendiamo il tempo che abbiamo a disposizione, diciamo che tutte e due le soluzioni sono possibili, hanno fatto vedere che tutte e due le soluzioni funzionano. La formazione, se gioca Dzeko o un centravanti più mobile, verrà messa a punto nell’allenamento di oggi, nella preparazione della partita nelle ore che mi rimangono”.

Pallotta è stato a Roma e non ha sciolto la questione Totti, poi lo ha un po’ scaricato a Boston. La gestione della comunicazione la penalizza?
“Secondo me così non va bene. Si rischia di banalizzare una delle questioni più importanti della storia di questa squadra. Il metodo giusto non è sempre andare alla ricerca di un’opinione in più o di andare a sentire quello che dice qualsiasi persona voglia parlare di Francesco. È giusto difendere, transennare, dare il tempo di poter finire di parlare, di capirsi, a quelli che sono le componenti fondamentali della questione: Totti e il presidente. Sempre secondo me non c’è statistica, leggo che si vuol portare la storia di Totti su un foglietto, una cosa ridicola. Il metodo giusto è che si incontrino, che si parlino e prendano una decisione, che rende felici Totti e il presidente della Roma. Poi dobbiamo prendere atto di quelle che sono le decisioni che loro hanno preso. Andare a confrontare la storia di Francesco con quelli che sono discorsi di qualsiasi tipo. Non è corretto, la storia di Francesco è molto di più. Sono loro due che devono trovare la soluzione, che li renda entrambi felici. Noi dobbiamo prendere atto del risultato di questo confronto, di questo dirsela tutta fino in fondo, conoscersi in profondità per quella che è la volontà di Francesco, che lo rende felice dentro la Roma. Lui e anche il presidente, devono essere felici entrambi. Io da questo momento smetto di parlarne, secondo me è giusto che smettiate anche voi, la banalizzate con i nostri discorsi. Io ancora di più, ma voi uguale. Sono loro, accetto la controreplica. Lei come fa a sapere quello che si sono detti. Io se accettassi telefonate racconterei quello che mi pare, lei riporta delle cose distorte, sentite dire. Teniamola al livello di importanza che ha, senza cercare l’opinione di qualsiasi”.

Qual è la sua opinione della gestione del giocatore che riceve da Boston dichiarazioni così?
“Loro si devono incontrare, parlare, approfondire questa questione, per l’importanza della loro posizione. Non c’è allenatore, direttore generale che può interferire. La cosa è talmente importante che la soluzione deve venire fuori da questo incontro. Non è in base da quanto lo farà giocare l’allenatore, lui può avere piacere anche di giocare un minuto. Il mio giudizio non ha valore, l’ho detto dieci volte. Sono loro due e devono essere felici, perché tutti e due devono trovare qualcosa di piacere. E poi io e voi ne prendiamo atto e ci comportiamo di conseguenza”.

Ha visto Bayern Monaco-Juventus?
Ha pensato a cosa manca alla Roma per essere a quel livello? “Se devo andare a cercare qualcosa per migliorare la Roma, guardo la Roma, non la Juventus. È stata una bella partita, con calciatori eccezionali, mentalità diffusa ed evidente nei due club, di grande livello. Però poi sono contento di quello che esercita la mia squadra e di quello che fa vedere. Tutto si può migliorare, bisogna sempre andare a lavorare, essere aperti per poter portare cose nuove e mettere sul proprio piatto valori che danno una spinta alla ricerca dell’obiettivo a cui vuoi arrivare. La Roma è già una buona squadra, si può lavorare per migliorarla”.

Roma-Inter rappresenta il ritorno della sfida tra Spalletti e Mancini, che ricordi ha?
“Mi emoziona tutte le volte che la Roma scende in campo, mi dà qualcosa di particolare, sensazioni forti. Che si giochi con una squadra o con l’altra ricevo sempre questo urto. L’Inter te lo condisce un po’ perché ha grandi calciatori, un grande allenatore, ci sono stati grandi sfide, c’è un grande traguardo per entrambe. Spero che la mia squadra sia all’altezza dell’importanza del match”.

Si rischia di vedere solo due italiani in campo. Che segnale è?
“È un po’ tutto, dipende cosa vogliamo sostenere e a cosa vogliamo dare forza. Il mondo va verso le aperture, bisogna essere all’altezza di quello che propongono fuori se si vogliono avere miglioramenti. Il fatto di tutelare e difendere l’orticello va bene per certi versi, non per altri. Ci sono giocatori importanti che giocano all’estero e, che si fanno onore in un confronto europeo. Per me la soluzione è sempre quella di aprire, di imparare, di confrontarsi. Se devo essere bravo perché tengo bassi tutti gli altri, è meglio che qualcuno prenda il mio posto”.

Fa sempre riferimento a “se resto voglio competere per lo scudetto”. Ha la forza di opporsi alla possibilità di alcune cessioni?
“Io delle cose di cui parlo con il presidente non ne parlo a voi. Non ho bisogno. Dico che da qui alla fine del campionato ci sono partite fondamentali per il futuro di ognuno di noi. Bisogna far attenzione a svilupparle. Nello svilupparle e nel vedere dove andremo a finire come posizione, come comportamenti, come forza di squadra, bisogna fare altri discorsi. Attualmente le attenzioni sono a mettere quelle qualità, quelle caratteristiche che abbiamo. Che poi qualcuno cerchi i giocatori non ha valore per me, ha valore il risultato per me. La partita di domani è fondamentale, dobbiamo arrivare in fondo in questa posizione, ci sono due squadre fortissime che ce la vogliono togliere. Dobbiamo difendere e guardare a qualcos’altro. Le pressioni ci piacciono, ce le prendiamo da soli, ne siamo alla ricerca. C’è qualcuno magari che crede di essere in linea a stare quindi in classifica, Thohir ha la faccia di quello contento. Sono qui per tentare di migliorare ogni giorno il rendimento della Roma, ci piace guardare avanti”.

Lei si è posto l’obiettivo di allenare la Nazionale nella sua carriera?
“Mi piace fare l’allenatore, tant’è che ho provato a staccare e sono stato ritirato dentro, il sentimento era quello. È chiaro che se lo faccio nel posto che mi piace, ancora di più. Quando hai trovato queste componenti, si guarda a quello che è il risultato che devi raggiungere. La programmazione va bene quando sei tranquillo e nelle condizioni di poter decidere, ora sono dentro a una ricerca che va oltre il condizionamento della programmazione, la squadra deve sapere questo. Non voglio dare nessun dubbio di quello che è la mia ricerca momentanea. Parlo solo della classifica alla fine di questo campionato, dobbiamo minimo arrivare terzi, assolutamente. Se c’è qualcuno che perderà qualche punto, dovremo arrivare il più vicino possibile. Non so se voleva farmi un complimento, io me lo prendo, eh. Se la allenerei? Sì”.

Lo stadio rischia di essere un teatro. Gabrielli ha detto che le barriere possono essere tolte, ma i tifosi devono tornare: come se ne esce? Come dividerebbe percentualmente le colpe?
“Gabrielli ha dato ulteriori aperture, bisogna farsi trovare pronti, essere bravi a diminuire quello che è il proprio orgoglio, il proprio sentimento di rivalsa, caratteristica generale dell’italiano. Dalle parole si legge che se si vuole, insieme si trova la soluzione. Non ho letto bene, sono notizie dell’ultimo momento. Non ho la possibilità e non lo voglio neanche dire, non sono all’altezza, non conosco la questione fino in fondo per indicare chi ha torto e chi ha ragione. Siamo vicini alla soluzione, c’è buonsenso”.

Ha trovato diversi giocatori sotto le loro potenzialità: la gratifica aver migliorato il rendimento di alcuni giocatori, come Keita?
“Una delle cose più cariche di soddisfazione è quella dell’evidenza dello sviluppo dell’allenamento. Se come ieri io partecipando all’allenamento vedo i ragazzi che sono dentro la causa, che pedalano, viaggiano, che la ricerca è quella, l’attenzione, la disponibilità, la voglia di fare contrasto senza farsi male e cadere nelle stupidità che vengono fuori dall’alzare il livello di guardia è un risultato importantissimo. Si lavora meglio e si realizza di più. Ho un cruccio, quello di gente come Keita, Maicon, che sarebbe stato un piacere allenarli prima perché vedo qual è la loro forza mentale, sarebbe stato bellissimo”.

A che punto è Strootman?
Reputa la difesa a 3 fattibile solo con De Rossi? “Strootman fa sempre più contrasti, si arrabbia sempre di più, dite giusto quando dite della sua faccia. Incute timore, lotta per una punizione, per un gol, per un qualsiasi cosa gli vada contro durante la partitina, è spettacolare. È segno che è molto vicino a quello che è ritrovare tutte le sue qualità. Poi ha bisogno di giocare qualche partita, in cui poi va a riscontrare le situazioni reali. In questo, deve confrontarsi col resto della squadra, ci sono calciatori che stanno facendo bene, non è Strootman a priori. È in un momento in cui Pjanic ha bisogno di respirare, cosa che non è attualmente. Si cerca di essere bravi a fare meno danni possibile e a tener di conto di tutto. Daniele può giocare da tutte le parti e la squadra può giocare in tutti i modi, che ci sia o non ci sia nei tre di difesa. Si può fare diversamente”.

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