Amarcord. Roma – Torino 1983: Roma festeggia il suo secondo tricolore

di Massimiliano Spalluto

Siamo nel maggio del 1983, un mese atteso oltre quarant’anni dal popolo giallorosso. Con il punto ottenuto a Genova contro i rossoblu il tifoso romanista si è infine liberato dalla “Prigionia del sogno”, descritta dal presidente Dino Viola nelle interviste del dopo gara.

La Roma è campione d’Italia con una giornata d’anticipo sulla conclusione del torneo, l’urlo di gioia tanto a lungo represso finalmente riecheggia sulla sponda giallorossa del Tevere.

Le strade della Capitale vengono subito invase da migliaia di supporters che formano un autentico fiume colorato di giallo e di rosso che s’ingrossa ora dopo ora. Inizia la settimana più bella, scandita dai festeggiamenti e dalle manifestazioni di affetto verso i ragazzi che hanno compiuto l’impresa storica.

Tutto è pronto per domenica 15 maggio all’Olimpico, quando alla festa della Roma parteciperà il Torino, ultimo avversario di questa gloriosa stagione.
La formazione schierata per quest’ultimo impegno da mister Liedholm: Tancredi, Nela, Vierchowod, Ancelotti, Falcao, Maldera, Conti, Prohaska, Pruzzo, Di Bartolomei, Iorio. Di fronte il Torino con: Terraneo, Corradini, Beruatto, Ferri, Danova, Galbiati, Torrisi, Dossena, Selvaggi, Hernandez, Borghi. Arbitra il signor Bianciardi di Siena.

La cronaca della gara, in questo giorno di totale euforia, passa quasi in secondo piano. Si parte ed al 20° Corradini atterra in area Bruno Conti, rigore. Dal dischetto apre le danze “Bomber” Pruzzo, la sua trasformazione scuote per la prima volta la rete adornata da una bandiera giallorossa.

Al 35° è Falcao, dopo una triangolazione con Conti, a battere Terraneo in uscita. Nella ripresa viene concessa la passerella a Franco Tancredi che lascia il suo posto tra i pali a Franco Superchi. Liedholm concede spazio ad un altro debuttante in stagione: Paolo Giovannelli, che rimpiazza Maurizio Iorio. Superchi “paga” la sua unica presenza in campionato al 38°, quando il torinista Hernandez firma il gol degli ospiti.

Che la gara sia riaperta se ne accorgono in pochi, c’è solo voglia di festeggiare e rimettersi in strada per formare i caroselli che già hanno colorato Roma nella settimana appena trascorsa. Ad apporre il sigillo finale ci pensa Bruno Conti; “Marazico” infila uno splendido diagonale al 43° e poi corre sotto la curva. Termina così la gara e, con lei, il torneo che ha visto trionfare i capitolini.

Il pubblico presente ha resistito all’impulso di dar vita ad una nuova invasione pacifica del campo dopo quella di Genova, concedendo così l’opportunità ai suoi beniamini di congedarsi con un giro d’onore. Sulla pista d’atletica ecco allora apparire un immenso bandierone tricolore portato per mano dai giocatori, l’immagine simbolo della conquista del secondo scudetto.

In questa giornata di gioia, memorabile sarà anche la presenza del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, l’uomo politico rimasto nel cuore degli italiani. Pertini elargisce le sue congratulazioni a tutta la squadra ed a Nils Liedholm, dando vita ad un divertente ed indimenticabile scambio di battute con Dino Viola.

Tutto è pronto ora per il concerto al Circo Massimo, l’estate romanista ha inizio. Mentre il popolo giallorosso vive il suo momento più bello Dino Viola, il presidente che ha saputo dare nuova vita all’orgoglio giallorosso, è già all’opera per costruire una Roma ancora più forte, capace di farsi rispettare anche in Europa.

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