Amarcord. “23 ottobre 1983, la Roma e la Curva Sud vincono il derby del TI AMO”

a cura di Massimiliano Spalluto

Domenica 23 ottobre dell’Anno Santo 1983; dopo 3 anni e 7 mesi di assenza torna il derby di campionato nella Capitale, nella settimana che lo precede l’attesa è febbrile.
Il popolo romanista vive sette giorni campali: a Sofia, mercoledì 19 ottobre, la Roma ottiene la sua prima storica vittoria in trasferta in Coppa dei Campioni. È stato Paulo Roberto Falcao a firmare la rete dell’1-0 finale contro i padroni di casa, i bulgari del CSKA. I ragazzi della Curva Sud, intanto, sono alle prese con un assurdo imprevisto che rischia di compromettere un lungo lavoro di preparazione.
Riassumendo la cronaca di quegli epici giorni (reperibile in www.asromaultras.org), dopo un mese e mezzo di lavoro per decidere, progettare e dar vita ad una coreografia degna dell’evento, inizia la settimana che porta al derby. Tutto è pronto o quasi ma, per motivi di sicurezza, rischia di saltare il banco: troppo materiale potenzialmente infiammabile, la coreografia non è più attuabile. A questo punto si rimette tutto in discussione ed il tempo stringe, così prende vita in poche ore un piano alternativo.
Come riferito nei resoconti, ecco partire da martedì 18 quattro giorni e quattro notti di intenso lavoro con “…turni per dormire, pranzi a panini, cene a pizza e nottate a caffè…”, tutto per un obiettivo: con uno sfondo memorabile trasmettere alle future generazioni di tifosi il forte senso di appartenenza e di attaccamento ai colori giallorossi. Dopo una prova messa in atto in un luogo segreto, necessaria per apportare le ultime correzioni, si arriva a domenica 23. All’ingresso dello stadio qualche resistenza da parte delle forze dell’ordine riguardo all’introduzione dell’opera, ma l’inconveniente viene aggirato. Dalla Curva Nord giungono cori accompagnati da striscioni che certamente non lasceranno il segno per acume o ironia; la Sud invece espone, tra gli altri, uno striscione che recita: “Una fede… una volontà… un traguardo… vincere malgrado tutto” ma il pezzo forte arriva intorno alle 14,25.
Si tratta di un bandierone di 1200 mq, 20×60 metri, frutto di quei giorni di ininterrotta dedizione, che viene srotolato dal basso verso l’alto, con molta attenzione per non rovinare un lavoro preparato con tanta cura ed amore. Proprio quest’amore, una volta completato lo spiegamento, viene esternato con la più impegnativa, dolce ed allo stesso tempo semplice delle dichiarazioni: si legge un enorme “TI AMO” in rosso che lascia ammutolito il pubblico presente all’Olimpico. Subito dopo arrivano gli applausi.
La battaglia del tifo sano, combattuta a suon di striscioni, impegno ed amore verso i colori della propria squadra, è vinta ancora una volta dai ragazzi del Commando Ultrà Curva Sud. 
Sulla gara non c’è molto da dire; l’autoritario stacco di testa di Sebino Nela, subito al 4° di gioco, ed il perfetto diagonale del “Bomber” Roberto Pruzzo al 18° della ripresa dopo una triangolazione aerea con Bruno Conti, sintetizzano perfettamente l’andamento dell’incontro. In fondo, non sarebbe potuta andare diversamente, troppa disparità dei valori in campo. Da un lato la Roma che sul petto sfoggia con orgoglio un tricolore guadagnato con pieno merito, una macchina pressoché perfetta pronta a fare fino in fondo la propria parte anche nel principale palcoscenico continentale.
Dall’altro una squadra, neopromossa, che si riaffaccia nella massima serie dopo tre anni tra i cadetti: la Lazio del mister argentino Juan Carlos Morrone. Nella ripresa, un po’ per la stanchezza dei giallorossi dovuta al mercoledì di coppa, un po’ per quella spinta in più che il derby sa dare a tutti gli attori partecipanti, la Lazio riesce a produrre un paio di pericoli per la porta di Franco Tancredi. Si tratta di un palo colto da Giordano ed un rigore concesso forse generosamente per un contatto tra Nela e Laudrup in area. A risolvere i dubbi sulla legittimità della decisione arbitrale ci ha pensato Tancredi respingendo il tentativo di trasformazione di Giordano. Il resto è tinto di giallorosso, in ogni senso.
Finisce 2-0, la Roma vince in campo e sugli spalti. Per riportare alla memoria dopo oltre trent’anni questa sfida non occorre parlare del punteggio, dei marcatori, del rigore parato o di altri freddi dati statistici o di cronaca, basta molto più semplicemente dire: “Il derby del ‘TI AMO’…”. Chi ha vissuto quegli anni irripetibili ricorderà un gesto che va oltre qualsiasi risultato, una dichiarazione d’amore che il popolo giallorosso sottoscrisse in pieno e continuerà a condividere in perpetuo,“…malgrado tutto”.

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